venerdì 30 novembre 2012

Cereali in calo, colpa della speculazione


Il calo dei prezzi dei cereali e dei semi oleosi di questa settimana sui mercati americani ed europei mostra, in modo inequivocabile, quanto pesi la componente speculativa e finanziaria sulle materie prime. Pur in assenza di dati macro importanti, tali da giustificare un calo così marcato dei prezzi, il future del wheat cala dai 9,30 dollari per bushel della scorsa settimana ai minimi di periodo di 8,40 dollari per bushel. Un calo di circa un dollaro che non trova riscontro e giustificazione in un mercato fisico ancora in forte pressione e con una crisi strutturale non superabile in una sola settimana.
Cos’è successo, allora, sui mercati dei cereali? Oggi i grandi fondi speculativi cercano di ricavare più profitti possibili anche dalle commodities, inserendo nel proprio portafoglio consistenti quantitativi di contratti di qualsiasi tipo di materia prima. Non essendo però operatori del settore, ma solo alla ricerca di una speculazione diretta sul prezzo, è necessario che i mercati azionari siano stabili. Quando inizia a esserci pressione sui listini azionari, coma sta accadendo in questi giorni e come abbiamo visto nel mese di maggio e giugno scorso, ecco che prudentemente gli operatori finanziari chiudono le posizioni in portafoglio in attesa di notizie più positive dai mercati. Tali operazioni creano sempre dei forti scossoni sui prezzi così come accaduto in questi giorni. Da qui l’importanza di un’attenta analisi tecnica sui prezzi a termine, quale valido sistema in grado di fornire preziose indicazioni agli operatori del settore.  L’unico dato interessante emerso in questi giorni dai mercati internazionali riguarda la soia, con la notizia della cancellazione da parte della Cina di importanti ordinativi di acquisto dagli Stati Uniti. Adesso il prezzo a termine si trova sui 13,81 dollari per bushel, esattamente sul primo target di periodo indicato.

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