venerdì 19 dicembre 2014

Droni: rivoluzione per la viticoltura (e non solo)

I droni rivoluzioneranno l'agricoltura? Considerando il crescente numero di progetti e tecnologie innovative che si susseguono negli ultimi mesi parrebbe di sì, con la viticoltura che si conferma uno degli ambiti potenzialmente più interessanti. Alcune sperimentazioni si basano sull'uso di sensori ottici e termici grazie ai quali sarà possibile analizzare piante e terreni, individuando in modo puntuale e bloccando sul nascere – ad esempio - le malattie della vite.Il tema dei droni in agricoltura è stato al centro di un convegno intitolato “V.I.T.A. Come le scelte in viticoltura influenzano il risultano, economico e ambientale. Le ultime novità nel settore viticolo”, che ha inaugurato lo scorso 12 dicembre la Fiera dell'agricoltura di Santa Lucia di Piave (Treviso). “Il Mit ha messo al primo posto i droni in agricoltura tra le tecnologie che cambieranno il futuro”, ha spiegato Francesco Marinello, docente del Tesaf dell'Università di Padova, tra i relatori del convegno. “Il reale interesse dei droni è quello di rilevare dati per raccoglie informazioni”. In questo modo, con sensori applicati ai droni e attraverso gli infrarossi, sarà possibile effettuare un'analisi minuziosa che potrà individuare lo stato di salute della singola foglia di un vigneto. Peronospora, oidio, botrite, saranno così fermate prima che possano rovinare la coltivazione, ma sarà possibile anche analizzare lo “stress idrico” della pianta. Al momento il sorvolo con i droni è già usato come strumento di marketing e promozione delle aziende agricole, attraverso la realizzazione di fotografie e video. Tra le direzioni possibili di innovazione in agricoltura tramite droni vi sono inoltre le irroratrici a tunnel, dispositivi che consentono di ottenere un risparmio economico, in quanto recuperano buona parte del prodotto, e che potrebbero realmente spegnere la polemica sulla dispersione dei fitofarmaci. “L'atomizzatore a tunnel consente un recupero del prodotto fino all'85% e una riduzione della deriva sino al 99%”, ha spiegato nel convegno Cristiano Baldoin, tecnico del Tesaf dell'Università di Padova. L'alternativa sarà aggiornare i tradizionali atomizzatori con ugelli adeguati e pressione corretta, evitando “l'effetto nebbia”.

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