giovedì 8 gennaio 2015

Olio di sansa, un sistema in crisi nera

Il tonfo della produzione olivicola nazionale (50% in meno nel 2014) rischia di mettere ko un intero comparto, quello dell'olio di sansa: l'allarme è arrivato dal Gruppo olio di sansa dell'associazione italiana degli imprenditori di settore, Assitol. La sansa è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio, impiegata storicamente per produrre olio alimentare e, in tempi più recenti, biomasse. Considerata, erroneamente, uno 'scarto', è in realtà valorizzata dal lavoro delle aziende che la lavorano, estraendone un prodotto destinato all’alimentazione e, in aggiunta, un combustibile di origine vegetale.Proprio l'aspetto energetico della sansa è un punto cruciale per le imprese del settore, che in questo momento si vedono precludere un filone particolarmente promettente per il futuro. “Quest’anno, a causa della pessima annata di produzione – spiega Michele Martucci, presidente del Gruppo sansa Assitol – l’acquisto delle sanse presso i frantoi ha visto scatenarsi una vera e propria guerra. Se è vero, come si legge sui giornali, che l’olio deve essere scortato come fosse oro, potremmo dire che la sansa vergine di oliva meriterebbe lo stesso trattamento”. Si lamenta, infatti, una sorta di “mercato nero” della materia prima, che distoglie così quote di sansa ad un settore già in difficoltà. Tale rischio vale per la produzione energetica e, ancor di più, per l'utilizzo a fini alimentari con grande rischio per la tracciabilità dell’intera filiera olivicola. Oltre a garantire il corretto impiego e la valorizzazione di un sottoprodotto, l’olio di sansa per fini alimentari, utilizzato in Italia, ma venduto ancor di più all’estero soprattutto in Asia, ha da tempo assunto il ruolo di “apripista” per l’olio d’oliva nei nuovi mercati non ancora abituati al gusto dell’extravergine. Tale capacità di spalancare le porte ad un prodotto di qualità superiore ha poi consentito, nel corso degli anni, di favorire le esportazioni di olio d’oliva e di extravergine, in crescita in tutti i continenti. “Il pericolo è di assistere alla chiusura di molte aziende – avverte Martucci – e, cosa altrettanto grave, gli effetti negativi di tale vicenda non si faranno sentire soltanto nel comparto del sansa, ma su tutta la filiera dell’olio d’oliva, importante asset dell’agricoltura e manifattura italiana”. Mentre ai fini energetici “il filone dei biocombustibili, che si avvale degli incentivi statali, potrebbe far gola ad operatori scorretti, attirati dall’idea di sottrarre la sansa alle nostre aziende pur di intascare contributi pubblici, distogliendola dalla tradizionale destinazione alimentare”. Al riguardo, conclude Martucci, “chiediamo maggiore vigilanza da parte degli enti competenti, per scongiurare situazioni di illegalità e di elusione”.

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