lunedì 2 marzo 2015

Export vino, effetto cambio

Nel 2015 le esportazioni negli Usa di vino e spumante made in Italy supereranno quota 1,7 miliardi di dollari. Lo fa sapere il presidente dell’Italian wine&food institute, Lucio Caputo, secondo il quale negli Stati Uniti si sta intravedendo una ripresa economica che, unita al favorevole tasso di cambio euro e dollaro, contribuirà all’ulteriore espandersi dell’export vinicolo. Quanto al bilancio 2014, secondo le stime Iwfi, le importazioni dall’Italia hanno superato i 2,4 milioni di ettolitri per un valore di 1,3 miliardi di dollari, facendo chiudere l’anno con una quota di mercato rispettivamente del 28% e del 34% sul totale. La posizione dell’Italia acquista ancora maggiore rilevanza, se si considera che l’export tricolore supera di 1 milione di ettolitri e di oltre 950 milioni di dollari quello dell’Australia, secondo paese esportatore verso il mercato Usa, che in passato aveva insidiato la leadership italiana. Ancora più consistente il margine di vantaggio, sia in quantità che in valore, rispetto a Cile, Argentina e Francia, rispettivamente terzo, quarto e quinto paese fornitore. L’Italia, inoltre, nel 2014 ha mantenuto la propria posizione meglio degli altri paesi concorrenti, mantenendo volumi e contenendo l’aumento dei prezzi. Sul fronte interno, il comparto vitivinicolo soffre invece da qualche tempo di una decisa flessione dei prezzi all’origine. Un vortice al ribasso che riguarda in particolar modo i vini comuni (ex vini da tavola) con decrementi anche a due cifre su base annua e, in misura minore (e con qualche eccezione), anche i vini Dop e Igp. Nemmeno il calo produttivo dell’ultima vendemmia ha invertito questa tendenza: il mercato sembra non risentire della flessione dell’offerta che dovrebbe causare (a parità di altre condizioni) un’inversione dei listini e un rialzo del prezzo. In questo contesto, anche il modesto tasso d’inflazione (che comporta una diminuzione del livello generale dei prezzi) sembra non fornire slancio ai consumi interni, in progressivo (e ormai strutturale) calo.

Nessun commento:

Posta un commento