Metti
la zootecnia in piazza. Questa volta per denunciare la crisi nera del
Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, Coldiretti ha messo in scena a Bologna
il “popolo del fare”, i maker del Parmigiano: allevatori, casari, stagionatori,
assaggiatori e cuochi. Lancio virtuale su twitter con l’hashtag #ParmigiAmo, ma
esperienza diretta in piazza XX settembre con gli antichi rituali dei casari,
la caldaia di rame su fuoco di legna e una stalla con vacche rosse, la storica
razza da cui è nato il Parmigiano Reggiano. La crisi ha fatto più danni del
terremoto di tre anni fa. Scomparsa quasi una stalla su quattro e persi
migliaia di posti di lavoro negli allevamenti e nei caseifici. Sul banco degli
imputati le imitazioni di Parmigiano e Grana che nel 2014 hanno superato i 300
milioni di kg (contro i 295 degli originali made in Italy), realizzati in gran
parte negli Stati Uniti dove il nostro export ha perso il 10%. Su 60 miliardi
di euro di valore dell’italian sounding nel mondo, ben 8 riguardano
l’Emilia-Romagna. Nel 2014 in Italia sono diminuiti gli acquisti di Parmigiano
Reggiano (-2,2%) e Grana Padano (-12,6%), ma sono aumentati quelli di formaggi
‘anonimi’. «I compensi riconosciuti a caseifici e allevatori per il Parmigiano
Reggiano − osserva Coldiretti − sono precipitati al di sotto dei costi di
produzione». Mauro Tonello, presidente regionale Coldiretti chiede al Consorzio
una «inversione di rotta da parte di chi ha il compito prioritario di
promuovere e valorizzare questo grande formaggio».
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