Un
Vinitaly 2015 che sembra aver voglia di scrollarsi di dosso la veste severa
della crisi, evidenziando timidi ma reali dati di crescita nel mercato interno,
e che lavora all’arrivo del “fratello globale”, l’Expo di Milano. Queste, in
breve, sono state le linee tracciate alla presentazione dell’edizione 2015
dell’importante fiera veronese dedicata al comparto vitivinicolo italiano.
Altra data da mettere in agenda, poi, è il 2016, quando il Vinitaly festeggerà
i suoi primi 50 anni. Ma rimaniamo sul presente partendo dalla promessa di
Maurizio Martina, ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali:
«Verona sarà l’occasione per fare insieme il punto delle cose fatte dal Governo
per la semplificazione burocratica e l’internazionalizzazione delle nostre
aziende e per lanciare i nuovi obiettivi oltre l’Expo, tra questi il Testo
Unico sul vino, per la riorganizzazione e il riordino del comparto». La
scommessa sull’export Ettore Riello, presidente di Veronafiere, gli ha fatto
eco, ricordando l’obiettivo lanciato lo scorso anno dal presidente del
Consiglio Matteo Renzi in visita a Vinitaly, ovvero quello di incrementare
l’export di vino del 50% entro il 2020. L’internazionalizzazione è stata al
centro anche dell’intervento di Giovanni Mantovani, Direttore generale di
Veronafiere: «l’edizione 2015 sarà punto di arrivo di un’intensa attività di
incoming, che abbiamo realizzato e potenziato con l’importante supporto del
Mise, dell’Italian Trade Agency – Ice e anche grazie al Mipaaf. L’unione delle
forze ci ha permesso di coinvolgere buyer e delegazioni di operatori
selezionati da tutto il mondo, con un incremento dell’investimento finanziario
del 34% rispetto allo scorso anno». Il B2B in effetti pare conquistare ancor
più spazio al 49° Vinitaly, grazie all’International Buyer Lounge, luogo
pensato apposta per gli incontri tra produttori e operatori. Ci sarà poi un
convegno, voluto da consorzi di tutela, aziende viticole e altre realtà di
settore sul tema TTIP (Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti
tra Usa e Ue). A questo, si aggiungono i focus su Hong Kong, Cina, Russia,
Brasile, Australia. Dentro e fuori salone Il Vinitaly visto dalla parte delle
aziende piace sempre più: si consolidano infatti il numero degli oltre 4.000
espositori e l’ampliamento degli spazi, arrivati a quota 91mila metri quadrati,
che diventano 100mila con Sol&Agrifood ed Enolitech, i saloni
dell’agroalimentare di qualità (con la parte dedicata all’olio extravergine di
oliva realizzata in collaborazione con Unaprol) e dei mezzi tecnici per la
filiera del vino e dell’olio. L’evento rappresenta un momento importante di
approfondimento anche per i visitatori e, in generale, per tutti gli
appassionati di vino. Si parte con una vigilia di tutto rispetto: Opera Wine,
in programma il 21 marzo in collaborazione con la rivista americana Wine
Spectator, è il wine tasting dei migliori 100 produttori italiani secondo la
testata Usa. Quarta edizione per un evento che viene riproposto nel Palazzo
della Gran Guardia. Vinitaly è anche un momento di studio: dal 16 al 20 marzo
sempre a Verona infatti, ci sarà il primo Corso di certificazione per
specialisti del vino italiano. Si tratta di VIA – Vinitaly International
Academy (il progetto educativo di Vinitaly International con la direzione
scientifica di Ian D’Agata), che rilascia, dopo un esame finale, due livelli di
certificazione: Italian Wine Ambassador (IWA) e Italian Wine Expert (IWE).
Cinquanta i candidati, in rappresentanza di diverse professionalità del settore
provenienti da Cina, Stati Uniti, Australia, Austria, Brasile, Canada, Corea,
Francia, Germania, Hong Kong, Olanda, Regno Unito, Russia, Singapore e Ucraina.
Sempre organizzate da VIA, ci saranno tre Master Class+, dedicati all’Amarone
della Valpolicella, al mitico Cheval Blanc con ben otto annate, e ai vini
artigianali, un’altra grande ricchezza dell’enologia italiana. Nella quattro
giorni veronese, infine, il padiglione del vino realizzato da
Veronafiere-Vinitaly per Expo 2015 – A Taste of Italy – avrà il varo ufficiale.
Due manifestazioni diverse Con Gianni Bruno, Brand manager di Vinitaly, abbiamo
parlato delle novità, delle aspettative e delle criticità di una fiera così
complessa come quella veronese. L’Edizione numero 49 sarà condizionata dalla
concomitanza dell’Expo? Teme che la circostanza possa penalizzare il salone in
termini di presenze, o il contrario? «La vicinanza dei due eventi può solo
portare benefici. È noto che come Veronafiere-Vinitaly abbiamo ricevuto
l’incarico di realizzare il Padiglione del Vino proprio in forza della nostra
importante esperienza maturata a livello nazionale e internazionale, e in
questi mesi abbiamo utilizzato il nostro sistema e il nostro network di
appuntamenti all’estero per promuovere EXPO, azione che porteremo avanti anche
in occasione di Vinitaly, mettendo in campo ulteriori azioni. Premesso che dal
lato espositori abbiamo registrato una crescita degli spazi richiesti da alcuni
importanti marchi, dal punto di vista dei visitatori le due manifestazioni sono
completamente diverse: Vinitaly è dedicata al business; EXPO 2015, invece, è un
evento rivolto al grande pubblico, e il padiglione Vino – A taste of Italy rappresenta una straordinaria occasione per
tutto il comparto». Qual è il compito di Veronafiere all’EXPO? «Quello di
condividere tutta la nostra esperienza e know-how come organizzatore di grandi
eventi e come attore di sistema per il comparto vitivinicolo, per realizzare il
primo Padiglione dedicato al Vino nella storia dell’Esposizione Universale, in
collaborazione con il Mipaaf e il Comitato Scientifico di altissimo livello che
è stato designato. Naturalmente durante tutto il periodo, il padiglione sarà
animato da moltissime attività e incontri e i visitatori potranno consultare
costantemente il programma aggiornato, attraverso il sito www.vino2015.com,
nonché tramite le app dedicate, che consentiranno di organizzare la visita al
meglio, anche in anticipo». Troppa spettacolarizzazione dei temi food&wine:
non si rischia la sovraesposizione e quindi il riflusso? «È un tema su cui
anche noi abbiamo riflettuto e, proprio essendoci resi conto che esisteva
questo rischio di spettacolarizzazione, insieme a Mipaaf e Comitato
Scientifico, nonché naturalmente all’architetto designato di progettare il
Padiglione del vino, Italo Rota, abbiamo lavorato su un concept che permettesse
di immergere nel vero senso della parola i visitatori nella storia e nella
cultura più profonda del vino italiano, dei suoi paesaggi e territori. Così li
accoglieremo al piano terra nella Domus Vinii, cuore del Padiglione, che
racconta la tradizione del vino con una narrazione costruita prevalentemente attraverso
l’antico, rappresentato da mosaici e affreschi, e attraverso il moderno con
installazioni di design e proiezioni video. Siamo convinti che quando si genera
cultura non esiste più il rischio di rigetto, al contrario». Un futuro verde (e
certificato) Si cavalca sempre più l’onda verde con Vinitalybio: sarà il futuro
del vino italiano? «Più che un’onda da cavalcare, la produzione bio rappresenta
una nuova opportunità sia in termini di business che di evoluzione del comparto
in un’ottica di sostenibilità e qualità. I numeri della viticoltura biologica
in Italia sono in costante aumento e con oltre 45.000 produttori biologici
(circa il 17% del totale europeo), l’Italia è leader in Europa. La superficie
biologica a vite supera i 44.000 ettari, con un’incidenza sul totale che è già
dell’11%. È chiaro che l’investimento dei vitivinicoltori risponde pure a una
domanda dei consumatori e infatti Vinitalybio, ospitato nel padiglione 11,
riscuote l’interesse dei buyer internazionali. Per questo, nell’ambito del progetto
di promozione BiOrganic LifeStyle di Federbio finanziato dall’Ue, abbiamo
organizzato un incoming dedicato ai buyer tedeschi e belgi interessati ai vini
biologici certificati. A loro e ad altre delegazioni estere verrà proposta
un’intensa agenda di incontri e iniziative b2b con le aziende. Anche
quest’anno, poi, viene allestita l’Enoteca di Vinitalybio, che raccoglierà
tutti i vini certificati biologici presenti a Vinitaly. Credo che con questo
fitto calendario di iniziative potremo offrire un’interessante analisi sul
ruolo della produzione bio, nel presente e nel futuro». Il rilancio del fronte
interno L’export continua a dare soddisfazione ai produttori italiani, il
mercato interno meno. È possibile rilanciare quest’ultimo? E se sì, come? «Il
mercato interno ha certamente attraversato un trend negativo negli ultimi anni,
e probabilmente anche un recupero non ci riporterà ai livelli pre-crisi,
complice il cambio di abitudini e di stili di vita. Tuttavia, con una recente
analisi che abbiamo condotto, abbiamo raccolto interessanti informazioni,
coinvolgendo 30 tra le realtà enologiche più importanti. Si tratta di un panel
“scientificamente non rappresentativo”, ma certamente significativo per il
volume d’affari complessivo di circa 2 miliardi di fatturato. L’analisi
evidenzia, tra le altre cose, una crescita nel 2014 del 5,5% del mercato
interno sul 2013, dove il 65% delle aziende interrogate ha dichiarato di aver
investito in modo significativo. Anche i dati raccolti da Iri per Vinitaly
sulle vendite di vino nella Gdo evidenziano nel 2014 un’inversione di tendenza
positiva, con il dato globale del vino confezionato fino a 75 cl che segna un
+1,5% a valore e un +0,2% a volume. La via è quella di mantenere alta
l’attenzione e gli investimenti anche sull’interno, e Vinitaly non ha mai
smesso di lavorare per supportare i produttori anche in questo. Lo abbiamo
fatto quando abbiamo cambiato la cadenza settimanale del salone, portandola
dalla domenica al mercoledì così da agevolare la visita dal lunedì in poi anche
agli operatori del canale Horeca, professionalmente occupati durante il fine
settimana, e lo facciamo migliorando di anno in anno la qualità dei visitatori
professionali italiani, tanto che da quest’anno abbiamo introdotto un sistema
di registrazione che permetterà una loro ancora più puntuale profilazione».
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