giovedì 29 ottobre 2015

FOGLIE TV - AGRILEVANTE 2015 - Petta GP: esperienza nel settore e costan...



La PETTA GP è stata fondata nel 1968 da Michele Petta come azienda orientata alla costruzione di macchine agricole, specializzandosi nel corso degli anni nella costruzione di macchine per la protezione delle colture e delle piante, nonché della lavorazione del terreno e degli spazi verdi. Sin dall’origine la PETTA GP è stata caratterizzata da una forte indole familiare di coesione e condivisione che si è poi tramandata di generazione in generazione. L’esperienza maturata nel corso del tempo, insieme all’inventiva, alla tenacia e all’intraprendenza, ha permesso all’azienda di sviluppare macchine sempre più innovative e all’avanguardia, diversificando la produzione in seguito alla crescente domanda di operatori a livello nazionale ed estero, e proiettandosi ai vertici dei costruttori di macchine agricole. La vasta gamma di prodotti con differenti modelli, è stata progettata dal nostro ufficio tecnico e interamente realizzata nel nostro stabilimento in ITALIA con standard qualitativi eccellenti.
L’obiettivo futuro resta quello di mirare sempre alla ricerca della qualità, congiuntamente alla tutela dell’ambiente, grazie all’entusiasmo che il nostro staff dimostra quotidianamente, svolgendo con impegno e devozione il suo lavoro.

Strada Statale 98 KM 77,785
70032 BITONTO (BA)
Italia

Tel: (+39) 0803714624

info@pettamacchineagricole.it 
www.pettamacchineagricole.it

FOGLIE TV - AGRILEVANTE 2015 - Vivai Spinelli: la frutta che verrà



Vivai Spinelli fu fondata nel secondo dopoguerra da Vito Spinelli, il quale desiderò seguire l'ambizioso progetto ideato da suo padre Gerardo Spinelli.
Nasceva una delle aziende storiche del vivaismo pugliese con la massima peculiarità di soddisfare ogni esigenza dei clienti. Tra le prime azioni, si annovera l'adesione al CO.VI.P ( Consorzio Vivaistico Pugliese), finalizzato a garantire materiale di propagazione certificato.
Nel corso degli anni, Vivai Spinelli si è prodigata per essere in simbiosi col progresso scientifico e le esigenze del mercato. 
In continuo sviluppo, l’azienda dispone di numerosi ettari di terreno nonché di strutture idonee adibite alla produzione continua e ricercata. L’obiettivo principale dell’azienda è quello di puntare su programmi di breeding nazionali ed internazionali che diversifichino il germoplasma proponendo un’ampia gamma di cultivar innovative.
Oggi, alla sua quarta generazione, la produzione Vivai Spinelli si avvale delle migliori varietà da frutto destinate ad impianti d’avanguardia. 

Per maggiori informazioni:

S.P. 139 km 6.5 C.da/Canale
70010 Sammichele di Bari
Tel. e fax.: +39 080 8910734
Mobile: +39 330 840084
Email: vivaipiantespinelli@virgilio.it

martedì 27 ottobre 2015

FOGLIE TV - AGRILEVANTE 2015 - Innovazione in frutticoltura ed olivicolt...



Convegno su "Innovazione in frutticoltura ed olivicoltura per la competitività delle aziende agricole" ad Agrilevante (presso la Sala Alloro)  organizzato dalla società internazionale  Agromillora Iberia: in primo piano  il tema degli impianti ad alta densità in particolare per quanto riguarda le colture del mandorlo, olivo e nocciolo.

Agricoltura, Crea e Conaf insieme per l'innovazione e la formazione

Valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità riconducibili al made in Italy e gestione sostenibile delle foreste e dell’arboricoltura da legno. Ma anche cerealicoltura e colture industriali, colture arboree viticoltura ed enologia, orticoltura e florovivaismo, zootecnia e acquacoltura sono al centro della convenzione presentata lo scorso 23 ottobre in Expo, al padiglione della World association of agronomists -  fra il Crea e il Conaf, rispettivamente da Ida Marandola, direttore generale del Crea, e Rosanna Zari, vicepresidente del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali.

Il Crea, nell'ambito della convenzione, mette a disposizione il proprio know how per la formazione e l’aggiornamento professionale degli iscritti all’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali sui settori disciplinari in cui si svolge l’attività di ricerca dell’ente. La convenzione nasce con l’intento di promuovere una maggiore integrazione tra formazione e ambiente professionale e di facilitare l’orientamento e la progettazione per la ricerca professionale. Attraverso l’erogazione di attività formative e la partecipazione agli eventi organizzati sarà possibile, infatti, valorizzare le conoscenze e le competenze proprie dei dottori agronomi e dei dottori forestali e divulgare con maggiore efficacia i risultati dell’attività di ricerca del Crea. Il Crea e il Conaf avevano già siglato nel 2012 un protocollo d’intesa per il trattamento di reciprocità delle attività di ricerca, condivisione e trasferimento dell'innovazione.

"Prosegue la collaborazione fra Conaf e Crea – ha sottolineato Rosanna Zari, vice presidente Conaf – un protocollo molto importante, quello siglato quest’oggi, per l’innovazione e la formazione in agricoltura di cui il Crea rappresenta l’elemento centrale, sono strumenti fondamentali per il progresso della società ed in particolare dell’impresa agricola, agroalimentare e della gestione del territorio".


"La firma della convenzione fra il Crea e il Conaf – ha spiegato Ida Marandola, direttore generale del Crea - conferma una consolidata collaborazione fra i due enti. Auspichiamo che tali forme di collaborazione possano in futuro essere maggiormente ampliate trovando ulteriori sinergie che valorizzino le competenze di entrambi. Gli iscritti all’Ordine dei dottori agronomi e forestali costituiscono un veicolo importantissimo di conoscenza dei risultati della ricerca, che può facilitare il trasferimento dell’innovazione nei contesti produttivi territoriali in cui essi operano". La convenzione ha la durata di 5 anni e potrà essere rinnovata previo esplicito accordo tra le parti.

Pomodoro ricco di antiossidanti come 50 bottiglie vino


Mangiare uno speciale pomodoro potrebbe equivalere a bere 50 bottiglie di vino rosso, ma solo per quanto riguarda la presenza di una sostanza antiossidante amica delle cellule, il resveratrolo. Il primo superpomodoro che protegge le cellule dai processi degenerativi, come quelli dell'invecchiamento e dei tumori, è descritto su Nature Communications ed è stato ottenuto dai ricercatori del centro di ricerca britannico John Innes, fra i quali vi è l'italiano Eugenio Butelli.

Da carne in scatola a hot dog, la lista Oms carni cancerogene

Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l'uomo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate 'probabilmente cancerogene' le carni rosse: questa categoria, spiega l'Oms, ''si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra''.


Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l'uomo, essendo state inserite dall'Oms nel gruppo 1 per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l'Oms, includono le carni che sono state trasformate ''attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione''. La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate è possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l'Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne.

lunedì 26 ottobre 2015

FOGLIE TV - AGRILEVANTE 2015 - Edizione record per fiera delle tecnologi...



Chiusura più che positiva per l’edizione 2015 di Agrilevante, la rassegna internazionale delle macchine e delle attrezzature per l’agricoltura che dal 15 al 18 ottobre ha animato lo spazio fieristico di Bari. Organizzata da FederUnacoma e Fiera del Levante in collaborazione con l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, l’esposizione ha registrato numeri da record confermando  il suo ruolo di primo piano nella promozione delle tecnologie più avanzate per il comparto agricolo, e la rilevante caratterizzazione internazionale con la presenza di delegazioni ufficiali provenienti da 22 Paesi del mondo.

venerdì 23 ottobre 2015

FOGLIE TV - AGRILEVANTE 2015 - Confronto sulle macchine e impianti della...



Confronto tecnico-scientifico tra gli operatori nel settore della ricerca applicata alle macchine e agli impianti, nonché uno specifico aggiornamento professionale per gli operatori del settore. Un contributo proposto, in occasione di Agrilevante, salone biennale dedicato all’innovazione tecnologica delle macchine e attrezzature agricole e agroalimentari.
I temi che sono stati affrontati riguardano l’importanza dell’innovazione tecnologica nelle macchine e negli impianti della filiera che caratterizza la produzione ortofrutticola “dalla terra alla tavola” filiera di campo, di conservazione e di trasformazione, con particolare riferimento alla qualità dei prodotti.

Mandorlicoltura sempre più intensiva

La mandorlicoltura può essere competitiva solo se diventa una coltura specializzata che merita attenzioni alla pari di altre colture di pregio (come l’uva da tavola o l’albicocco), alle quali vengono riservati terreni non marginali, se fa ricorso a soluzioni tecniche che razionalizzano e rendono efficiente il ciclo produttivo, se organizza l’offerta del prodotto aggregando la produzione. È quanto ha affermato Luigi Catalano, agronomo di “Agrimeca grape and fruit consulting srl” ed esperto di mandorlicoltura, in occasione del convegno sulla frutta secca made in Italy organizzato di recente a Termoli (Cb).

«Terra di elezione della coltura del mandorlo in Italia è stata la Puglia, dove si diffuse a partire dalla seconda metà del 1800 a seguito della riduzione delle superfici a vite per l’epidemia di fillossera. In pochi decenni la Puglia raggiunse la leadership mondiale nel settore, basti pensare che fino agli anni ’60 del secolo scorso la quotazione delle mandorle presso la Borsa merci della Cciaa di Bari costituiva il mercuriale di riferimento per le borse merci del resto del mondo! Dal secondo dopoguerra la mandorlicoltura italiana, e pugliese in particolare, iniziò un lento ma continuo declino, testimoniato dal calo delle superfici (tab. 1). Infatti veniva ancora concepita secondo gli schemi illustrati da Columella 2000 anni fa! Invece in California, nello stesso periodo, la coltura abbandonava lo schema mediterraneo, introdotto dai monaci spagnoli, che avevano relegato il mandorlo sulle aride colline, e si spostava nei fertili fondovalle, occupando, come il pesco e l’uva da tavola, le migliori terre, con grandi disponibilità d’acqua (irrigazione per scorrimento), e facendo massiccio ricorso alla meccanizzazione. Nel quarantennio 1965-2005 la California è passata dal 20% al 70% della produzione mondiale, raggiungendo nel 2011 l’80,2% della produzione mondiale di mandorla sgusciata. Nello stesso periodo l’Italia è scesa dal 17% al 4% della quota di mercato».

Gran parte della mandorlicoltura italiana, ha sottolineato Catalano, è ancora obsoleta, legata a schemi colturali tradizionali (tab. 2), tanto da rendere difficile la reale valutazione del potenziale produttivo in un mercato internazionale sempre più complesso.

«Invece il mandorlo può costituire una grande opportunità economica a patto che venga intesa, in aree vocate quali la Puglia, come una coltura specializzata e intensiva, che merita attenzioni uguali a quelle riservate a colture di pregio quali fruttiferi e uva da tavola. Il mandorlo può facilmente integrarsi nell’ambito di ordinamenti aziendali differenti, senza richiedere eccessivi investimenti e facendo ricorso alle stesse macchine per la raccolta meccanica delle olive, come gli scuotitori con ombrello rovescio, assicurando una redditività soddisfacente».

Ulteriore prospettiva, ha sostenuto Catalano, è il passaggio al sistema di impianto superintensivo o ad alta densità, che si caratterizza per la gestione non di singole piante ma di una parete, con elevatissimo grado di meccanizzazione. «Questo nuovo modello, elaborato, come per l’olivo, in Spagna, punta a conseguire la riduzione della mole degli alberi, con il ricorso a portainnesti seminanizzanti e nanizzanti adatti per impianti fitti e superfitti, e quindi la completa meccanizzazione, la riduzione del periodo improduttivo delle piante, maggiori rese produttive degli impianti, maggiore efficienza d’uso delle macchine, dei cantieri di lavoro e della manodopera».

Da questa impostazione di fondo deriva che il modello superintensivo garantisce numerosi vantaggi: rapida entrada in produzione, maggiore precocità nell’ottenere alte produzioni, elevate rese produttive, riduzione dei costi colturali, ricorso alla stessa macchina per la raccolta meccanica di olivo e vite, potatura completamente meccanica, rapido ammortamento dell’impianto.


«Non mancano tuttavia limiti: gli elevati costi iniziali di investimento, cioè maggiori spese di impianto e più elevate quote di ammortamento dell’investimento iniziale; la tecnica colturale molto accurata; la maggio re difficoltà a mantenere costante nel tempo la produttività e l’efficienza del frutteto; la minore durata fisiologica ed economica dell’impianto; la disponibilità di volumi irrigui importanti, che in annate con scarsa piovosità, possono richiedere fino a 5.000 m³/ha. Però alcuni di questi inconvenienti possono essere evitati se il frutticoltore ne ha conoscenza e possiede grande perizia professionale. Tuttavia attualmente si stima che siano stati impiantati a mandorleto superintensivo 3.000 ettari in Usa, 1.500 in Spagna e oltre 100 ha in Puglia. Anche il mandorlo, forse a torto ritenuta pianta che sfugge al progresso e all’evoluzione tecnologica, potrà godere dei risultati della ricerca, sperimentazione e innovazione. Il rifiorire del mandorlo in Italia è legato ancora una volta alla capacità di interpretare l’innovazione e di fare sistema, nell’interesse comune da perseguire, e al gioco di squadra che si saprà esprimere».

Nasce marchio 100% Sardegna nell'agroalimentare

E' nato il marchio "100% Sardegna" nel settore dell'agroalimentare. L'obiettivo, secondo la rete d'impresa Gusto Sardegna che lo ha ideato, è fare sistema per tutelare autenticità, tracciabilità e genuinità dei prodotti della Sardegna e promuovere e valorizzare l'eccellenza.
Fra queste pane carasau, seadas, malloreddus, cannonau, alcuni noti esempi di una tradizione enogastronomica che vanta specialità inimitabili: salumi, formaggi, vini e liquori, farine, pane, paste fresche e secche, biscotti e dolci.
Il marchio è stato presentato a Expo alla presenza dei rappresentanti delle imprese associate a Gusto Sardegna, tutte localizzate nel Nuorese e in Ogliastra. Nell'occasione lo chef stellato Roberto Petza, patron del ristorante S'Apposentu di Siddi, ha utilizzato i prodotti delle imprese della rete per uno show-cooking seguito da una degustazione a cura dei critici gastronomici Davide Paolini, conduttore de "Il Gastronauta" su Radio 24, e da Alberto Cauzzi, Presidente di Passione Gourmet.

La rete d'impresa Gusto Sardegna, che riunisce diverse aziende isolane, si è costituita all'interno di Confindustria Sardegna Centrale nel 2013 e gode del supporto dell'Associazione degli Industriali Nuoro-Ogliastra. Per il progetto "100% Sardegna", alla base della partecipazione a Expo, si è avvalsa anche dell'appoggio dell'assessorato regionale dell'Industria.