martedì 24 novembre 2015

Ok Ue a Programma sviluppo rurale Puglia

BRUXELLES, 24 NOV - Disco verde della Commissione europea al programma di sviluppo rurale (PSR) della Puglia, che per il periodo 2014-2020 può contare su 1,64 miliardi di euro, di cui 991 milioni di euro in arrivo da Bruxelles e 647 milioni di cofinanziamento nazionale.
Il PSR della Puglia dà particolare rilievo alle azioni legate al potenziamento della competitività del settore agricolo e alla preservazione, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi.

Secondo il nuovo programma, oltre 2200 agricoltori otterranno un sostegno per la ristrutturazione o l'ammodernamento delle loro aziende e circa 2000 giovani agricoltori riceveranno un sostegno finanziario per avviare la propria attività. Si calcola che circa il 30% delle superfici agricole sarà interessato da interventi legati all'ambiente, in particolare 62mila ettari per la biodiversità, 150mila ettari per migliorare la gestione delle risorse idriche e del suolo e 180mila ettari per migliorare quella del suolo. Saranno inoltre quasi 139mila gli ettari agricoli che dovrebbero ricevere aiuti per il mantenimento e per la conversione in produzione biologica. Un punto chiave del nuovo PSR saranno i servizi di formazione, che la Regione intende fornire a più di 8.600 beneficiari.

FOGLIE TV - La coltivazione del peperone in successione a fragola nel me...



Giornata dimostrativa dedicata alla coltura protetta a ciclo estivo autunnale del peperone nel metapontino in successione alla fragola organizzata da BayerCropscience / Nunhems a Scanzano Jonico presso l'az. agricola "Lucana Frutta". Alcuni coltivatori del metapontino hanno infatti individuato la coltura del peperone quale "ideale prosecuzione" su terreni in cui è stata coltivata la fragola, i quali, una volta terminato il ciclo produttivo nel mese di maggio e ripulito gli stessi dai residui vegetali delle piante di fragole si presentano in condizioni ottimali per l'inizio di nuovi cicli produttivi di specie ortive.

lunedì 23 novembre 2015

Olio: Produttori e industria, accordo filiera rilancia Italia all' estero


Il settore dell'olio extravergine di oliva punta a rafforzare la produzione nazionale, dare più tutela ai consumatori e a riappropriarsi della leadership sui mercati esteri. Ci sono queste ambizioni - hanno sottolineato Aipo, Cno, Unasco, Unaprol, Unapol, Assitol, Federolio e Assofrantoi riunite in conferenza stampa - dietro allo storico accordo di filiera siglato di recente. Il mondo agricolo, quello commerciale e industriale, dopo anni di divisone sono riusciti, anche sulla spinta delle 'ferite' lasciate dall'emergenza Xylella e da due anni di raccolti negativi, a definire una strategia unitaria che ha tra l'altro la caratteristica di premiare la produzione di qualità. Nell'accordo manca la Grande distribuzione ma è volontà dei firmatari riuscire a coinvolgerla. L'accordo presenta molte novità, tra cui una Commissione di tecnici che arrivi a proporre nuovi parametri per controlli più stringenti, ad evitare i casi di frode sull'extravergine più volte segnalati e che di recente hanno coinvolto la stessa industria. Tra i punti chiave dell'accordo, la validità triennale dell'accordo a partire dalla campagna di commercializzazione 2015-2016; l'impegno dei produttori a garantire specifiche qualità ed organolettiche del prodotto, tracciato, in linea con i parametri comunitari certificati da laboratori accreditati; il pagamento di 40 centesimi di euro al chilo in più rispetto ai prezzi di mercato, rilevati sulla Borsa merci di Bari, per partite di oli extra vergine di oliva qualitativamente superiori e con un'acidità massima di 0,4%; stabilisce caratteristiche dell'olio extra vergine di oliva, standard di qualità elevati, sicurezza alimentare, modalità e tempi di consegna di uno stock di 10mila tonnellate di prodotto che dovrà essere consegnato entro marzo 2016 con scadenza ogni prima settimana del mese e quantitativi variabili tra mille e le tre mila tonnellate a partire dalla firma dell'intesa. Nell'accordo si stabiliscono anche i termini di prelievi e campionamenti per analisi; le procedure per dirimere le controversie e i tempi di pagamento.

Arriva legge su biodiversità agroalimentare

L'Aula della Camera ha dato all'unanimità il sì definitivo alla legge che tutela e valorizza la biodiversità agraria e alimentare, per fermarne la progressiva perdita e per investire sulle varietà' e le razze locali.

La legge prevede un'Anagrafe Nazionale della biodiversità presso il ministero delle politiche Agricole, una Rete Nazionale della biodiversità, coordinata dal Dicastero agricolo, d'intesa con le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, un Portale Nazionale, con il compito anche di costituire un sistema di banche dati interconnesse e un Comitato per coordinare i diversi livelli di governo.

"L'approvazione all'unanimità della legge sulla biodiversità conferma l'importanza cruciale dell'agricoltura per un Paese come il nostro, che vanta un patrimonio unico per biodiversità, che dobbiamo salvaguardare e promuovere in tutta la sua specificità", commenta il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina.
"Approvando questa legge - commenta il deputato del Pd Susanna Cenni, prima firmataria della legge - facciamo la nostra parte, costruendo un sistema di tutela e valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, sostenendo il lavoro degli agricoltori e la ricerca, suggerendo strumenti per costruire sistemi economici locali partecipati dalle comunità. Una risposta alla Carta di Milano che ci chiede di salvaguardare il futuro del pianeta".
L'Italia può contare su 504 varietà iscritte al registro viti, contro le 278 dei cugini francesi, e su 533 varietà di olive, contro le 70 spagnole - sottolinea Coldiretti, per la quale la legge "tutela il primato dell'Italia". Inoltre, osserva l'organizzazione agricola, sono state salvate da estinzione 130 razze allevate, tra le quali 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale dell'ultima programmazione. Anche la Cia-Confederazione italiana agricoltori esprime soddisfazione e sottolinea di credere "molto nelle possibilità di questa legge, che finalmente definisce un quadro normativo unico, prevedendo misure fondamentali per la difesa e la valorizzazione della biodiversità".
"Solo preservando la biodiversità che ci circonda potremo davvero nutrire il pianeta", sottolinea Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Su posizioni critiche i deputati del Movimento 5 stelle in Commissione Agricoltura, per i quali sono "inutili le nuove strutture istituite, che rischiano di diventare un nuovo 'poltronificio'. Più efficace invece sarebbe stato - osservano i pentastellati - puntare su una ricognizione delle banche del germoplasma, per valutarne le necessità e provvedere alle loro spese vive (celle frigo, corrente elettrica per la conservazione delle specie ecc.), stanziando più risorse economiche e dando più spazio alla ricerca scientifica. (ANSA).

Grano duro Senatore Cappelli compie 100 anni

Tutto è pronto a Foggia per celebrare, con un convegno, la varietà di grano duro Senatore Cappelli, uno dei più importanti risultati dell'opera di miglioramento genetico del genetista Nazareno Strampelli, che compie cent'anni.

La varietà è stata rilasciata nel 1915 e prende il nome da Raffaele Cappelli, Senatore di origine abruzzese, che mise a disposizione di Strampelli la "Masseria Manfredini" a Foggia dove, nel 1919, l'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura costituì, formalmente, la Stazione Fitotecnica per le Puglie (oggi Centro di Ricerca per la Cerealicoltura del CREA). La varietà di frumento duro 'Cappelli' è stata coltivata e per vari decenni - sottolinea il direttore CREA-CER Nicola Pecchioni - "ha fornito un contributo concreto alla crescita della cerealicoltura e dell'industria agroalimentare italiana; dando il via - aggiunge - al miglioramento genetico moderno del grano duro ed ancora oggi alimenta una filiera dedicata allo sviluppo di prodotti sostenibili di alta qualità".

Al convegno di Foggia si parlerà della storia della varietà e del suo contributo al miglioramento genetico del frumento duro in Italia, delle nuove sfide della ricerca applicate alla produzione di pasta e pane, oltre ai nuovi approcci per decodificare il genoma del frumento duro, che muove i suoi passi proprio dalla varietà Cappelli. Infine, una sessione sarà dedicata all'analisi delle prospettive economiche per i prodotti di nicchia all'interno del mercato agroalimentare.

La varietà di grano duro Cappelli è stata selezionata a partire da una popolazione di frumento duro di origine tunisina "Jean Rhetifah", senza il ricorso all'ibridazione controllata con genotipi a bassa taglia alla base dei successi ottenuti da Strampelli nel frumento tenero. Le piante di frumento duro della varietà Cappelli sono molto alte e la granella che ne deriva è ricca di proteine. Si è diffusa rapidamente a partire dagli anni '20, e fino agli anni sessanta è stata la varietà di frumento duro più coltivata in Italia.


Per molti anni è stata largamente utilizzata negli incroci per lo sviluppo delle nuove varietà e quindi presente nella genealogia di quasi tutte le varietà moderne. Il mantenimento in purezza oggi è assicurato dal Centro di Ricerca per la Cerealicoltura del CREA che fornisce il seme di base per la produzione del seme certificato secondo la legislazione sementiera. "Il ritrovato interesse da parte dei consumatori, a distanza di 100 anni, - sottolineano gli esperti - è legato essenzialmente alle peculiari caratteristiche organolettiche della pasta prodotta con questa varietà". (ANSA).

giovedì 19 novembre 2015

FOGLIE TV - A pranzo con Augusto con l'associazione CiboAcculturarsi



Nella splendida cornice di Villa Morisco a S. Spirito, l'associazione CiboAcculturarsi in collaborazione con l'Accademia dei Georgofili sezione Sud Est, hanno organizzato un incontro dedicato agli usi e costumi alimentari ai tempi dell'imperatore romano Augusto.

martedì 17 novembre 2015

Olio, accordo di filiera storico

Un'intesa storica per rilanciare la filiera dell'olio extravergine di oliva.

L'accordo è stato sottoscritto da tutte le principali associazioni (Aipo, Assitol, Assofrantoi, Cno, Federolio, Unapol, Unaprol e Unasco) e prevede la valorizzazione di tutti i passaggi della filiera, dalla produzione olivicola all'industria, fino alla fase di commercializzazione. Un primo passo verso il tanto aspettato Piano olivicolo nazionale, attualmente in cantiere.

Fra i punti cardine dell'intesa c'è un adeguato sostegno al settore olivicolo italiano, per riconoscere ai produttori capaci di fornire un olio di elevato livello qualitativo un vero e proprio premio, ovvero il pagamento di 40 centesimi al chilo in più rispetto al prezzo di mercato. Per ottenere ciò, l'olio in questione dovrà possedere un'acidità massima di 0,4 e requisiti chimici e fisici migliori rispetto a quelli previsti dalla normativa attualmente vigente.

Inoltre, il tavolo delle associazioni si è impegnato a costituire una commissione di lavoro per un miglioramento dell'applicazione del panel test anche attraverso i marker chimici, il blind test e il test di identità genetica. Si rende quindi necessario un aggiornamento del metodo, che deve coinvolgere tutta la filiera, allo scopo di rafforzare tale tipologia di test e garantire così gli operatori che lavorano con serietà e trasparenza.

Per quanto riguarda la commercializzazione, la filiera ha concordato sulla necessità di applicare norme già vigenti volte alla corresponsabilità della distribuzione riguardo la conformità dei prodotti commercializzati. Le associazioni hanno poi infine lanciato un appello al Mipaaf sulla promozione e la valorizzazione del comparto oleario, oltre che un lavoro di studio e analisi, con l'obiettivo di definire per il futuro il Piano olivicolo nazionale.

Il ministro dell'agricoltura Maurizio Martina saluta con soddisfazione all'accordo di filiera.
“E' un risultato molto positivo per uno dei settori più rappresentativi e strategici di tutto il patrimonio agroalimentare italiano come quello oleario. In questi mesi abbiamo lavorato intensamente con la filiera per raggiungere una posizione unitaria da parte delle associazioni di categoria, che finalmente valorizza di più le qualità delle nostro produzioni. Allo stesso tempo abbiamo definito il nuovo Piano olivicolo nazionale, uno strumento fondamentale per sostenere le politiche di aggregazione del comparto e lavorare al recupero anche quantitativo della produzione di olio made in Italy”.

“Stiamo lavorando in sinergia con la Conferenza Stato-Regioni – precisa Martina - per arrivare all'approvazione nelle prossime giornate e per integrare le risorse nazionali con quelle regionali. Sul lato dei controlli continuiamo a tenere ben alta la guardia, proseguendo un lavoro che abbiamo rafforzato già dallo scorso anno”. 


Fra i punti chiave del Piano, in fase di definizione al Mipaaf, c'è l'incremento della produzione nazionale di olive, in modo sostenibile senza accrescere la pressione sulle risorse naturali; c'è poi la promozione dell'attività di ricerca per migliorare l'efficienza dell'olivicoltura, la valorizzazione del made in Italy, il recupero varietale delle cultivar italiane e infine il sostegno all'aggregazione della filiera olivicola.