martedì 30 agosto 2016

Segnali di ripresa per il latte

Si arresta la crescita europea e nell'emisfero australe c'è meno latte, mentre la Cina aumenta le importazioni. Questi gli ingredienti per una possibile ripresa delle quotazioni. Ma per una conferma occorre attendere le prossime settimane.
Durante il periodo estivo le vacche producono meno latte. Nulla di strano, solo motivazioni fisiologiche connesse per lo più al metabolismo e all'alimentazione. In questa estate, però, il calo della produzione è stato maggiore che in passato e ha riguardato tutta l'Europa, con rare eccezioni. Lo dicono i dati emersi dalle analisi sul mercato del latte pubblicati a fine agosto dalla Commissione europea. Certo, la produzione complessiva resta superiore a quella dello scorso anno, ma ora si ferma al + 3,3%, mentre solo qualche mese fa l'aumento sfiorava il 6%. L'Italia non fa eccezione e si blocca a un modesto 2,8% di aumento, contro l'oltre 7% registrato in marzo.

Frena la produzione
Più consistente la frenata dei “cugini” francesi che hanno azzerato gli aumenti di inizio anno. La Gran Bretagna, che figurava fra i paesi con il maggior aumento produttivo, ha innestato la marcia indietro e ora segna un -1,6%, come pure il Portogallo, con un meno 3,7%.
La zootecnia da latte europea sembra dunque aver accolto gli inviti a ridurre la produzione che da più parte si erano levati per arginare la crisi del settore lattiero caseario.
In Italia, lo ricordiamo, il “pacchetto latte” predisposto dal ministero agricolo prevede fra l'altro sostegni economici per gli allevatori che riducono la produzione. E analoghe provvidenze sono state predisposte a fine luglio dalla Commissione europea. Tutte lodevoli iniziative che sono però ancora in attesa delle norme di attuazione, attese a breve.

La protesta in Francia
A convincere gli allevatori a spingere sul freno sono i bassi prezzi di mercato, che non coprono nemmeno i costi di produzione.
Una situazione talmente pesante da costringere in questi giorni gli allevatori francesi a protestare vivacemente di fronte agli stabilimenti della Lactalis, fra le maggiori multinazionali del latte, alla quale si vorrebbero addossare le responsabilità della difficile congiuntura in atto.

I prezzi
Intanto il prezzo medio del latte europeo è fermo a 25,8 centesimi al litro contro i circa 30 centesimi dello scorso anno. Situazione analoga in Italia con un prezzo medio di 30,6 centesimi al litro contro i circa 35 centesimi dell'anno precedente.
La minor quantità di latte presente sui mercati sta però producendo i suoi effetti e il latte spot, quello venduto fuori mercato, registra di settimana in settimana spunti al rialzo, un trend destinato a continuare nonostante la modesta flessione registrata a metà agosto, con il prezzo sceso a 33,75 centesimi al litro contro i 34 della quindicina precedente.

Il quadro internazionale
Il quadro non sarebbe completo senza un'occhiata alla situazione internazionale, che vede un aumento delle importazioni della Cina di polvere di latte di provenienza europea (+5%), e della Russia (+ 9%), paese che fa registrare un forte incremento (+ 26%) anche delle importazioni di formaggio di provenienza Ue.
Situazione analoga per le importazioni statunitensi, cresciute del 15% nei primi sei mesi del 2016. A proposito di Stati Uniti, anche qui si registra in coincidenza con il periodo estivo una flessione della produzione di latte, che si mantiene tuttavia superiore a quella dello scorso anno (+1,6%).
E' invece in calo del 2% la produzione australiana, mentre è stabile quella della Nuova Zelanda, paesi che più di altri influenzano il mercato mondiale del latte.

Inversione in vista?
Frena la produzione europea, arretra quella dei grandi produttori dell'area australe, i prezzi dei formaggi “sentinella”, come il Cheddar, sono in crescita e la Cina aumenta le importazioni di latte in polvere.

Sembrano esserci tutti gli ingredienti per un'inversione dei mercati che potrebbe spingere in alto il prezzo del latte. Ma una conferma la si potrà avere solo nelle prossime settimane.

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