martedì 11 ottobre 2016

Ogm, il Parlamento europeo dice no

Negata la possibile autorizzazione alla coltivazione di cinque nuovi prodotti transgenici. La risoluzione non è vincolante, ma è un chiaro segnale alla Commissione europea.
Il Parlamento europeo dice no all'autorizzazione della coltivazione di cinque nuovi prodotti Ogm. La risoluzione votata non è però vincolante per la Commissione europea.

Tra i prodotti, troviamo il cotone resistente al glifosato.
Ribadita la richiesta di una riforma dell'intera procedura di autorizzazione a livello europeo oggi bloccata dalle diverse posizioni degli Stati membri. Continua l'impasse europea nel processo di autorizzazione Ogm.

No a cinque prodotti Ogm
Gli eurodeputati si sono opposti a una possibile autorizzazione da parte della Commissione europea della coltivazione nell'Ue di cinque prodotti Ogm: mais Bt11 e 1507, MON810 (semi e prodotti) e cotone resistente al glifosato.

Tra i firmatari delle cinque risoluzioni non vincolanti, ma che costituiscono un chiaro segnale politico rivolto all'esecutivo comunitario, troviamo l'eurodeputata italiana Eleonora Evi (M5S). Gli altri firmatari sono Bart Staes (belga, verde), Sirpa Pietikäinen (finlandese, popolare), Guilliaume Balas (francese, socialista) e Lynn Boylan (irlandese, sinistra unita).

I motivi del no
Gli eurodeputati giudicano i mais di tipo Bt11 e 1507 potenzialmente pericolosi per alcune specie di farfalle e falene, e mettono in discussione il concetto, introdotto dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), di una "mortalità locale accettabile" di alcune specie di lepidotteri.

Inoltre, sempre secondo gli eurodeputati, la valutazione dell'Efsa sui semi di mais MON810 manca di alcuni dati e la possibile contaminazione incrociata di una pianta invasiva che trasporta la tossina Bacillus thuringiensis (Bt), utilizzata come pesticida, potrebbe porre "grandi rischi per gli agricoltori e per l'ambiente".

La risoluzione, infine, contesta il fatto che questi prodotti Ogm sarebbero autorizzati all'interno dell'Ue dalla Commissione europea senza il sostegno dei pareri dei comitati degli Stati membri, "una procedura che avrebbe dovuto essere un'eccezione, ma è di fatto diventata la norma".

Come funziona oggi l'autorizzazione Ogm in Europa
Le aziende che vogliono commercializzare prodotti transgenici in Europa devono presentare domanda in primo luogo all'autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale.
La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri.

Successivamente il parere è reso disponibile al pubblico e viene avviata una consultazione pubblica che rimane aperta per un mese. Entro tre mesi dal ricevimento del parere dell'Efsa, la Commissione europea prepara una proposta di decisione di esecuzione per rilasciare o rifiutare l'autorizzazione che viene trasmessa agli Stati membri e soggetta a votazione a maggioranza qualificata.
Se il comitato permanente e il comitato d'appello non riescono ad adottare la decisione a maggioranza qualificata entro un determinato periodo di tempo, spetta alla Commissione adottare la decisione finale.

Continua l'impasse europea nel processo di autorizzazione Ogm
Le attuali autorizzazioni all'immissione in commercio di Ogm vengono concesse sempre dalla Commissione europea in quanto gli Stati membri non riescono mai a raggiungere la maggioranza qualificata in sede di Consiglio Ue per bocciare o approvare un'autorizzazione.
La Commissione europea ha più volte esortato gli Stati membri a trovare un accordo.

Il Parlamento europeo, dal canto suo, si è opposto nell'ottobre 2015 a una normativa europea che avrebbe permesso a ogni Stato membro di limitare o vietare, sul proprio territorio, la vendita e l'uso di alimenti Ogm approvati a livello Ue, per evitare che una simile normativa si riveli impraticabile o che porti alla reintroduzione dei controlli alle frontiere tra i paesi pro e anti-Ogm.


In vigore, invece, la possibilità per gli Stati membri di vietare la coltivazione di prodotti Ogm al proprio interno.

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