lunedì 16 gennaio 2017

Land grabbing: opportunità o rischi per lo sviluppo dell’agricoltura?

L’appropriazione di terreni agricoli è un fenomeno internazionale in continua espansione che coinvolge in particolare i Paesi poveri. Secondo la definizione di alcune organizzazioni internazionali, il land grabbing è l’acquisizione da parte di soggetti privati (multinazionali o altri investitori) o da parte di Stati, di vaste zone coltivabili (superiori ai 10 mila ettari) all’estero per produrre beni alimentari destinati all’esportazione, mediante contratti di compravendita o affitto a lungo termine - spesso tra i 30 e i 99 anni.
Dal 2008 sarebbero state già presentate circa 180 istanze di transazione di terreni da parte di nazioni o investitori privati. Le operazioni di acquisizione coinvolgerebbero più di cinquanta paesi “venditori” e una dozzina di governi compratori, più un migliaio di fondi di investimento. Il fenomeno del land grabbing avrebbe già determinato, alla fine del 2009, l’esborso di 100 miliardi di dollari (50 miliardi, invece, secondo le stime della Banca mondiale) (Grain, 2009). L’IFPRI (International Food Policy Research Institute) stima che tra il 2006 e la metà del 2009 siano stati oggetto di investimenti esteri tra i 37 milioni e i 49 milioni di ettari di terreni agricoli; secondo le stime della Banca mondiale la superficie coinvolta raggiungerebbe, invece, i 50 milioni di ettari, pari a circa la metà dei terreni coltivabili della Cina.
A spingere l’espansione del fenomeno del land grabbing certamente contribuiscono la crisi economico-finanziaria e l’emergenza alimentare, i fenomeni di speculazione e la volatilità dei prezzi agricoli sui mercati mondiali. Per alcuni paesi, in particolare, il controllo dell’agricoltura all’estero rappresenta la risposta alla crisi alimentare, accentuata dalle oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli: investire in terra agricola mette infatti al riparo i paesi non autosufficienti dal punto di vista alimentare dal rischio di crisi e di fiammate dei prezzi dei beni alimentari, oppure di blocchi all’esportazione.
Ai fattori di spinta degli investimenti all’estero si aggiunge la crescita della domanda di agro-energie e di nuovi materiali grezzi per la produzione manifatturiera, così come la crescita di appetibilità sui mercati finanziari dell’investimento in terreni agricoli da parte di banche o singoli grandi investitori finanziari.
Non si tratta di un fatto nuovo, ma nuove sono l’istituzionalizzazione, la dimensione e le modalità che il fenomeno può assumere in un’epoca non coloniale. Gli obiettivi di approvvigionamento alimentare, di agribusiness e profitto finanziario dei paesi (o soggetti privati) investitori hanno infatti implicazioni sempre più forti sui problemi della fame e della povertà nel mondo e sui vincoli allo sviluppo dei Paesi che cedono la loro terra e le loro risorse.
Agli oppositori radicali del land grabbing, rappresentati essenzialmente da associazioni degli agricoltori e dalle agenzie o organizzazioni locali dei Paesi target, si affiancano diversi istituti di ricerca e agenzie governative che ritengono invece possibili e propongono interventi in grado di assicurare una situazione di soli “vincitori” (win-win), in cui cioè le nazioni “insicure” in termini di approvvigionamento alimentare possano accrescere il loro accesso alle risorse agricole beneficiando, nello stesso tempo, le nazioni “ospiti” con investimenti in capitale umano e infrastrutture agricole e accrescendone le opportunità di accesso ai mercati, occupazionali e di sviluppo delle conoscenze. Secondo gli oppositori radicali si tratterebbe, in realtà, di una strategia per alimentare e legittimare su scala ancora più vasta gli investimenti in terre, a scapito della sovranità alimentare dei Paesi più poveri.
Analizzando il fenomeno sotto il profilo del rischio di neo-colonialismo, ma anche delle possibili opportunità di crescita dell’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo. In tale ottica, la Fao ha annunciato l’adozione di un codice di condotta, attraverso la definizione di un quadro di norme internazionali per regolare le azioni di acquisto secondo linee di trasparenza e nel rispetto dei diritti dei più deboli.
In questo articolo si è cercato di fornire una panoramica sul fenomeno del land grabbing, ancora poco conosciuto e indagato e dalle molteplici ricadute a livello internazionale, ponendo in particolare l’accento sui soggetti in gioco, gli interessi coinvolti e le condizioni con cui si sta evolvendo, nonché sui rischi e le “ambiguità” delle operazioni di compravendita della terra nel mondo.



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