venerdì 21 luglio 2017

L'origine della viticoltura

Le origini della viticoltura sono antichissime e trovano le proprie radici nelle regioni comprese fea l'Asia Minore e il bacino del Mediterraneo.



La Vitis Vinifera, comunemente conosciuta come vite, esiste da tempo immemore: allo stato selvatico, infatti, si sviluppa e si diffonde ancor prima della comparsa dell'uomo.



Le pregevoli caratteristiche della pianta, poi scoperte dall'uomo, hanno portato alla sua puntuale coltivazione e lavorazione, di cui abbiamo testimonianza parecchi secoli prima dell'avvento dell'era cristiana.



Stando alle ipotesi degli studiosi, infatti, i primi veri viticoltori sono stati i Semiti, benché l'invenzione del vino si faccia risalire al personaggio biblico di Noè.



Per quanto riguarda la nostra penisola, paese in cui oggi il vino rappresenta una parte importante della nostra cultura, la pianta della vita era nota in epoche molto antiche. Sono quasi certe, infatti, le ipotesi che vedono l'abitudine della coltivazione della vite presente in Sicilia già a partire dal 2000 a.C.



Una passione, quella del vino, che si diffuse poi all'intera penisola italiana, soprattutto nelle zone meridionali: il territorio compreso tra la Calabria e la Basilicata, infatti, fu nominato Enotria, ovvero Terra del Vino.



Dall'Italia, la coltivazione della vite interessò poi anche la Siria, La Grecia, le Gallie e il resto dell'Europa.



Ancora oggi l'Italia risulta essere uno dei maggiori paesi produttori di vino, insieme alla Francia. Seguono Spagna, Stati Uniti e Argentina.

Secondo la leggenda, Noè trasmise l'arte di fabbricare e l'uso di bere il vino ai figli ed essi ai posteri che, visto "quanto lo stesso fosse gustoso e dilettevole al palato e giovevole allo stomaco, impararono le varie maniere di conservarlo per non restarne mai in alcun tempo privi".

Secondo un'altra leggenda ebraica, a piantare la vite sarebbe stato addirittura Adamo.

Una leggenda greca racconta invece che Bacco, viaggiando in Arabia, vide una vite così bella che volle portarla con se. Temendo che il sole la disseccasse, la introdusse in un osso di uccello. Essendo questo diventato insufficiente a contenerla, la mise prima in un osso di leone e poi dentro il cranio di un asino. Arrivato a Nissa, piantò l'arbusto in piena terra unitamente alle ossa. La pianta crebbe rapidamente e, con somma gioia di Bacco, diede dei meravigliosi grappoli che il Dio spremette, ottenendo il dolce vino che diede da bere agli uomini.

La leggenda vuole dimostrare non solo l'origine divina del vino, dono eccelso di un nume agli uomini, ma anche che quando gli uomini cominciano a bere diventano loquaci come uccelli, seguitando a bere diventano forti come leoni, esagerando diventano simili agli asini.

La produzione di vino sembra, però risalire all'epoca prediluviana: secondo alcuni testi sacri gli uomini primitivi, che il diluvio ha poi castigato, spesso bevevano vino in quantità tale da ubriacarsi. Documenti scritti nelle più antiche lingue attestano che la coltura delle vite e la preparazione del vino erano già note in varie regioni asiatiche, africane ed europee.

Sin dalla preistoria la vite è stata tenuta in grande considerazione come specie nobile: grappoli di uva venivano spesso indossati dagli dei e dagli eroi a simbolo della ricchezza pubblica e della fertilità della terra.

 A Creta si usavano i torchi a leva per la pressatura delle uve già nel lontano 1800 a.C.

In Egitto, anche se i più antichi documenti concernenti la coltivazione della vite risalgono al 2373 a.C., il vino era già conosciuto 40 secoli a.C. ed era tenuto in grande considerazione; ceppi di vite erano piantate attorno alle tombe dei re; numerose iscrizioni sui palazzi, sulle tombe e sui papiri, risalenti al 1500 a.C. parlano del vino e dell'uva fresca o secca, che erano tenuti in grande considerazione e compresi tra le offerte funerarie. Sulle tombe egiziane erano frequentemente raffigurate scene vendemmiali e di vinificazione, come quella trovata a Menfi sulla tomba di Phath-Hotep vissuto 4000 anni a.C. o di Sheikh-Qurna, che risale a 15 secoli prima dell'era volgare. Antiche raffigurazioni mostrano che la pigiatura veniva fatta aggrappandosi a brevi tratti di corda che pendevano dalle travi del tetto per consentire un migliore equilibrio ai lavoratori. Raffigurazioni di torchi a sacco utilizzati per la torchiatura delle uve, dopo la loro pigiatura con i piedi, furono ritrovati in Egitto e risalgono al 1350 a.C.. Ciò dimostra che già all'epoca si producevano vini di "sgrondo" e vini "pressa" e che le vinacce ancora ricche di mosto venivano, dopo la pigiatura, esaurite attorcigliando il sacco: in tal maniera il mosto veniva anche filtrato.

La bevanda alcolica principale dell'antico Egitto era, però, la birra; fra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. il vino era rimasto una bevanda riservata ai re e ai sacerdoti e sembra che fino alla metà del II secolo a.C. i vigneti fossero essenzialmente di proprietà del re, dei sacerdoti e di qualche importante funzionario. Le viti erano allevate a pergolato ed i vigneti potati ed irrigati.

In Egitto era consuetudine durante i banchetti bere smoderatamente, miscelare il vino prima di servirlo ed usare i sifoni per trasferire il vino, senza smuovere il sedimento, dalle anfore alle grandi coppe in cui veniva servito. Gli Egizi bevevano il vino nelle coppe o a mezzo di cannucce infilate direttamente nelle anfore per evitare di mettere in sospensione eventuali depositi.

Diodoro Siculo afferma che le regioni del Nilo fornivano raccolti abbondantissimi di vini bianchi e rossi; molto del vino consumato in Egitto sembra, però, che arrivasse dalla Palestina e dalla Siria.

La Palestina era una terra celebre per i suoi vini forti e speziati già nel 2000 a.C.; in tale regione i vigneti furono fonte di ricchezza fino alla conquista araba (636 a.C.).

 Anche la Siria e la costa fenicia erano, nell'antichità, regioni vinicole di primo ordine. Tutti i popoli pagani che occuparono le rive del Mediterraneo (Egiziani, Fenici, Persiani, Greci, Romani) si sono, dunque, interessati alla coltivazione della vite e alla produzione del vino, impiantando spesso vigneti nei territori che conquistavano, come la Gallia, la penisola Iberica, la Germania, ecc.

La vite però risultava già diffusa ai tempi della spedizione di Alessandro il Grande (356 - 335 a.C.) anche in India. In Cina, come risulta da un codice ufficiale (Chon Kirg) del 1122 a.C., nella antichità si facevano libagioni con il vino, si impartivano istruzioni sulla coltivazione della vite e prosatori e poeti del Celeste Impero decantavano il vino.

La storia della vite e del vino è, però, strettamente collegata al cammino della civiltà greca e latina, cioè mediterranea, ed in particolare agli eventi storici della Enotria Tellus che, per antonomasia, era considerata la terra della vite e del vino.


Sia ad Atene che a Roma il vino occupò un posto invidiabile e godette di una grande reputazione; di molti vini del tempo i poeti hanno cantato le lodi e descritto l'ardore ed il profumo inebrianti.

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