martedì 23 gennaio 2018

Clima: accordo UE sulla riduzione delle emissioni di gas serra in agricoltura

Un accordo provvisorio sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nei settori dell’agricoltura, dei trasporti, dell’edilizia e della gestione dei rifiuti è stato raggiunto dal Consiglio e dal Parlamento dell’Unione europea. Si tratta di un passo decisivo per rinnovare, portandoli al 2030, i target di taglio di emissioni per tutti i settori economici dell’UE.



L’accordo, che richiede l’avallo degli Stati membri, consente tra l’altro di dare il via libera al regolamento sulle emissioni delle attività connesse all’uso dei suoli e alla silvicoltura, già approvato nelle scorse settimane.



L’intesa prevede che entro il 2030 l’Unione europea riduca del 30%, rispetto ai livelli del 2005, con intensità di sforzi diverse per i singoli Paesi, le emissioni relative ai quattro settori menzionati. L’Italia ha un obiettivo del 33%, nel quadro di una ripartizione dello sforzo tra gli Stati membri basata principalmente sul PIL pro capite.

Nel testo adottato, inoltre, ci sono diverse misure di flessibilità per consentire agli Stati membri di raggiungere i loro obiettivi senza che i settori nazionali perdano competitività.



Gli Stati sono tenuti a seguire un percorso di riduzione delle emissioni per garantire una diminuzione costante nell’intero periodo. Il punto di partenza sarà basato sulla media delle emissioni dal 2016 al 2018, come proposto dalla Commissione, impostando una traiettoria che inizia nel 2019 e 5 mesi (cinque dodicesimi della distanza tra il 2019 e il 2020) o nel 2020, secondo quale data comporti un’assegnazione inferiore per lo Stato membro interessato.



Una riserva di sicurezza pari a 105 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, disponibile nel 2032, è destinata ad aiutare gli Stati membri meno prosperi che, sebbene superino i loro obiettivi nel periodo attuale (2013-2020), possono avere difficoltà a raggiungere gli obiettivi per il 2030. Prima di ricorrere a tale riserva, accessibile soltanto se l’UE raggiungerà il suo obiettivo per il 2030, gli Stati membri interessati sono tenuti a utilizzare gli altri strumenti di flessibilità disponibili.



(© Osservatorio AGR)



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