venerdì 16 febbraio 2018

Mais Ogm, Giansanti: "Vent'anni di divieti hanno portato a importazioni massicce e perdite consistenti per gli agricoltori italiani"


La prima e più vasta analisi dei dati relativi a 21 anni di coltivazioni nel mondo del mais, condotta da Scuola Superiore Sant'Anna e Università di Pisa (pubblicata da Scientific Reports), è giunta alla conclusione che il mais Ogm non è rischioso per la salute umana.
“Come valutare una notizia del genere? Senz’altro con orgoglio, aspettativa e voglia di competizione”, ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
“Orgoglio, per i nostri ricercatori, che nonostante tutto sono tra i migliori al mondo, ma del tutto bloccati, nella sperimentazione, nel nostro Paese – ha spiegato Giansanti -. Abbiamo sempre sostenuto che, sugli Ogm, serve un approccio laico e aperto e comunque la scienza deve essere lasciata libera di studiare e sperimentare. L’assenza di ricerca diminuisce la capacità di innovazione delle imprese e ne deprime i risultati produttivi ed economici”.
“Aspettativa perché lo scorso anno la superficie italiana coltivata a mais ha toccato un nuovo minimo storico – ha proseguito -. La produzione maidicola nazionale è scesa al di sotto dei 6 milioni di tonnellate, il volume più basso degli ultimi venticinque anni. Di contro, le importazioni di mais stanno crescendo a doppia cifra percentuale e supereranno quest’anno in valore i 900 milioni di Euro. Un bel peso per la bilancia commerciale italiana. E questo anche grazie agli Ogm altrove utilizzati da più di due decenni e da noi bloccati del tutto”.
“Competizione perché finora ci siamo trovati a misurarci sul mercato mondiale senza gli stessi strumenti della concorrenza, in condizioni già di per sé penalizzanti. Vent’anni di divieti hanno portato a perdite consistenti nelle rese e nel reddito degli agricoltori italiani; si calcolano più di 125 milioni di euro all’anno di mancato guadagno”.
“Non saremo mai per ‘No’ ideologici, ma sempre per ‘Sì’ al dibattito, al confronto, su sviluppo e ricerca e – ha concluso il presidente di Confagricoltura - ci battiamo per un’agricoltura che veda riconosciuto il suo ruolo trainante nella nostra economia e che solo con l’innovazione potrà essere competitiva a livello globale. Per questo stiamo promuovendo la rete di ‘Amici degli agricoltori italiani’ che, con le loro competenze, facendo squadra, ci aiutino a creare sviluppo reale”.
Mais ogm, nessuna evidenza di rischi per salute e ambiente
Non c’è nessuna evidenza di rischio per la salute umana, animale o ambientale dal mais transgenico, ossia geneticamente modificato con geni di altre specie. Lo indica il primo studio che ha raccolto dati relativi a 21 anni di coltivazioni in tutto il mondo.

Pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinato dall’Italia, con l’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa, lo studio è il primo ad analizzare le ricerche condotte in pieno campo tra il 1996, anno di inizio della coltivazione del mais transgenico, e il 2016. I dati provengono da Stati Uniti, Europa, Sud America, Asia, Africa, Australia.
"Questa analisi fornisce una sintesi efficace su un problema specifico molto discusso pubblicamente", ha rilevato la coordinatrice della ricerca, Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna. Con lei hanno lavorato Elisa Pellegrino, Stefano Bedini e Marco Nuti.

Tutti gli autori rilevano che "lo studio ha riguardato esclusivamente l'elaborazione rigorosa dei dati scientifici e non l'interpretazione 'politica' dei medesimi" e ritengono che i dati appena pubblicati permettono di "trarre conclusioni univoche, aiutando ad aumentare la fiducia del pubblico nei confronti del cibo prodotto con piante geneticamente modificate".

Dall'analisi di 11.699 dati contenuti in articoli di riviste scientifiche accreditate, è emerso che le colture di mais transgenico hanno una resa superiore dal 5,6% al 24,5%, aiutano a ridurre gli insetti dannosi per i raccolti e hanno percentuali inferiori di contaminanti pericolosi negli alimenti, come micotossine (-28,8%) e fumonisine (-30,6%).

LE COLTURE OGM NEL MONDO
Quelle ogm sono state le colture che nel mondo sono state adottate più rapidamente, dal milione e mezzo di ettari del 1996 ai 185,1 milioni di ettari nel 2016, pari al 12% delle coltivazioni; di queste oltre la metà (54%) si trova nei Paesi in via di sviluppo.
Il mais considerato nello studio è una delle quattro principali colture, accanto a soia, mais, cotone e canola, e sono state modificate in modo da resistere a erbicidi (95.9 milioni di ettari, pari al 53%), insetti (25.2 milioni di ettari, pari al 14%) e per avere entrambe le funzioni (58.5 milioni di ettari, 33%).

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