giovedì 31 maggio 2018

FOGLIE TV - "Perché il buon vino nasce da una pianta diversa" Arysta Lif...



Rispetto della coltivazione, supporto delle funzioni fisiologiche e sviluppo delle naturali difese della pianta dalle malattie sono gli aspetti chiave che consentono di estrarre il potenziale della vite generando uve di alta qualità dalle quali realizzare quindi un vino di altissimo livello. Sono questi i valori di Arysta Lifescience e i temi di cui si è discusso venerdì 18 maggio alle ore 16 presso la Sala Affreschi di E. Marinella nel Palazzo Ravaschieri di Satriano (via Riviera di Chiaia 287). L’incontro dal titolo “Perché il buon vino nasce da una pianta diversa” è stato realizzato nell’ambito della Undicesima edizione di Wine&Thecity e ha visto la partecipazione di Roberto Di Meo, Presidente Assoenologi Campania, e gli interventi di Esteban Colombo Customer Marketing Manager Europe, Middle East & Africa di Arysta, Enrico Boccaletti Marketing Manager Italia Arysta e Giuseppe Depinto Field Marketing & Development Specialist South Italy.
Arysta nasce nel 2015 dall’acquisizione di diverse società operanti nell’ambito della difesa e nutrizione delle colture agrarie ed oggi è una realtà internazionale con 2 miliardi di dollari di ricavi e oltre 4.000 dipendenti presente in più di 100 nazioni fortemente orientata alla sostenibilità e allo sviluppo di strategie di difesa innovative.
In Italia Arysta LifeScience offre una proposta completa che integra la collaudata offerta di mezzi tecnici tradizionali con nuove specialità e prodotti innovativi che si collocano nell’area più avanzata ed “environmental friendly” della difesa e della nutrizione: il settore delle “BioSolutions”. Sono i Bioprotettori ovvero prodotti totalmente naturali, in grado di coniugare protezione delle colture senza apportare residui chimici, con rapidissima degradazione e pieno rispetto per l’operatore e l’ambiente, e i Biostimolanti, prodotti naturali a base di estratti di alghe marine ottenute tramite processo produttivo brevettato in grado di armonizzare lo sviluppo vegetativo, la fioritura o la fruttificazione.
Un approccio innovativo per costruire valore per l’intera filiera e offrire ai produttori argomenti diversi per potenziare le strategie di marketing e comunicazione a supporto del proprio Vino.
Arysta LifeScience vuole essere il partner che fornisce ai produttori soluzioni adatte all’agricoltura moderna perchè, in fondo, abbiamo ricevuto la Terra in prestito e dobbiamo restituirla integra.

Polizze calamità: Stato debitore per mezzo miliardo, agricoltori in piazza


Lo Stato è debitore nei confronti degli agricoltori di mezzo miliardo per il mancato versamento dei contribuiti per le assicurazione contro le calamità nelle campagne. L’allarme è stato lanciato da Asnacodi (Associazione dei Consorzi di Difesa) e Coldiretti davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via XX Settembre 20 nella Capitale dove sono giunti agricoltori proveniente da tutte le Regioni con cartelli e striscioni sui quali si leggeva “La burocrazia fa più danni della grandine", “Stato di calamità o Calamità di Stato?”, “Il clima cambia i ritardi restano”.

Mentre ci si divide sull’Europa l’Italia rischia di perdere, senza una azione straordinaria, centinaia di milioni di risorse comunitarie destinate ad un intervento strategico per l’agricoltura italiana, di fronte agli ingenti danni provocati dai cambiamenti climatici. I problemi dell’economia reale incombono sui circa 100mila agricoltori che dopo mesi di attesa devono ancora riscuotere più di 500 milioni dall’Agea controllata dal Ministero delle Politiche Agricole per gli anni 2015-2016-2017 per le polizze assicurative contro i danni causati dal maltempo.

A questo si aggiunge lo spreco di soldi degli agricoltori che sono costretti a pagare decine di milioni di interessi passivi per anticipare i contributi attraverso i consorzi di difesa.  Occorrono quindi subito misure straordinarie per allineare i pagamenti, poiché le inefficienze della macchina pubblica non possono ricadere sulle imprese. Ma a rischio oltre ai fondi comunitari è un sistema di prevenzione all’avanguardia in Europa che andrebbe potenziato ed incentivato, denuncia Coldiretti nel sottolineare che gli interventi post calamità costano il quadruplo rispetto ai al sostegno alle polizze assicurative.

"Gli agricoltori sono ostaggi umani della burocrazia con un insopportabile scaricabarile e ping pong istituzionale tra società fallite e gare infinite che rischiano di travolgere le imprese” ha affermato il presidente di Asnacodi Albano Agabiti nel chiedere l’intervento del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone.

La Francia pensa di inserire in etichetta di frutta e verdura i pesticidi usati


Entro il 2023 in Francia l’elenco dei pesticidi utilizzati potrebbe apparire sulle etichette di frutta e verdura in vendita sugli scaffali dei supermercati. Una proposta inserita all’interno della legge sul cibo e sull’agricoltura voluta dal presidente Emmanuele Macron e che arriva a conclusione dei cosiddetti stati generali dell’alimentazione (États généraux de l’alimentation – EGA), che dallo scorso 20 luglio hanno visto impegnati in consultazioni, dibattiti e workshop diverse categorie di attori del settore agro-alimentare come ONG, sindacati, ricercatori, consumatori, produttori, distributori, industria agro-alimentare e politici.

Affinché tale obbligo diventi definitivo, tuttavia, si attende l’approvazione del Senato, ma Oltralpe le associazioni dei consumatori si ritengono già più che soddisfatte. Nonostante non siano stati forniti ulteriori dettagli su come verrebbe applicata tale misura, resta certo che diverrebbe obbligatorio elencare il numero di applicazioni di pesticidi o diserbanti utilizzati sul prodotto ortofrutticolo in vendita. Nell’ambito dello stesso provvedimento si prevede l’imposizione ai produttori di carne di inserire sulle confezioni tutte le informazioni relative alle condizioni in cui gli animali sono allevati e nutriti, esplicitando l’eventuale uso di mangimi geneticamente modificati.

Un percorso chiaro e lineare quello del governo francese che – nonostante abbia visto respingere la proposta di introdurre pasti vegetariani nelle mense pubbliche per non “imporre uno stile di vita” ai cittadini – ha incassato l’approvazione del disegno di legge in base al quale entro il 2022 il 50% del cibo servito dovrà essere di origine biologica (almeno per il 20%), locale o prodotto secondo determinati standard ambientali.

Autore: Chiara Brandi
Fonte: Corriere Ortofrutticolo

Avviso pubblico per la presentazione di domande volte alla formazione dell'elenco nazionale di "FarmLAB"


L'Ismea, nell'ambito delle attività finanziate dal programma Rete Rurale Nazionale 2017/2018, ha indetto un Avviso di iscrizione all'elenco FarmLab rivolto a imprenditori agricoli che hanno attuato con successo una o più buone pratiche e che sono  disponibili a offrire, presso la propria azienda, un periodo di formazione "sul campo" a giovani agricoltori e altri imprenditori agricoli, con lo scopo di  favorire l'individuazione di scelte tecniche, organizzative e produttive sostenibili per lo start up di imprese, il miglioramento complessivo della gestione dell'impresa e l'introduzione di innovazioni.

La costituzione dell'elenco si configura come un supporto alle Autorità di Gestione (AdG) dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) per una più efficace implementazione delle azioni della Misura 1 "Trasferimento di conoscenze e azioni d'informazione", in particolare la sottomisura 1.3 focalizzata sulle visite e gli scambi aziendali. Le attività di formazione saranno rivolte, infatti, a destinatari individuati nei bandi delle Regioni che attivano la Misura 1 nell'ambito del proprio Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.

L'iscrizione all'elenco FarmLab è possibile dalle ore 19.00 ore dal giorno 23 maggio 2018.

Informazioni e chiarimenti potranno essere richiesti all'Ismea esclusivamente per iscritto all'indirizzo mail urp@ismea.it




Pac: Parlamento Ue chiede finanziamenti equi ed adeguati


Le priorità approvate dagli eurodeputati per la riforma post 2020.

Più flessibilità per gli Stati membri ma nessuna ri-nazionalizzazione della Pac; finanziamenti adeguati ed equamente distribuiti all’interno dell’Ue; più opzioni per attrarre nuovi operatori e aiutare gli agricoltori ad affrontare le crisi. Queste le priorità per la riforma della Politica agricola comune dopo il 2020, approvate dal Parlamento europeo con 468 voti a favore, 123 contrari e 89 astensioni.

La Politica agricola post 2020 deve essere più intelligente, semplice, giusta e sostenibile, ma anche ben finanziata e davvero “comune”, hanno detto i deputati. Nel dettaglio, gli Stati membri dell’Ue dovrebbero essere in grado di applicare le norme della Pac secondo le proprie esigenze, hanno dichiarato gli eurodeputati, respingendo tuttavia l’ipotesi di “ri-nazionalizzazione”, in quanto potrebbe falsare la concorrenza nel mercato unico. La Pac deve basarsi su una serie comune di obiettivi, norme, strumenti e controlli. Da un lato, gli Stati membri dovrebbero poter elaborare delle strategie nazionali adeguate alle loro esigenze. Dall’altro, tutte le attività agricole dovrebbero essere soggette agli stessi standard elevati e la loro violazione dovrebbe dar luogo a sanzioni simili in tutti gli Stati membri.

Oltre a consentire alle aziende agricole dell’Ue di continuare a produrre alimenti sicuri e di qualità a prezzi accessibili, la futura Pac dovrebbe renderli anche più sostenibili da un punto di vista ambientale e pienamente integrati nell’economia circolare. Dovrebbe infatti promuovere l’innovazione, la ricerca e le pratiche agricole intelligenti, hanno continuato i deputati. A tal fine, chiedono di mantenere il bilancio della Pac almeno a livello attuale. Il

Parlamento chiede inoltre:
- Pagamenti diretti che continuino a essere interamente finanziati dal bilancio Ue
- Esclusione dei settori più sensibili dai negoziati commerciali;
- Un maggiore sostegno ai giovani e ai nuovi agricoltori, nonché a quelli colpiti dalla volatilità di redditi e prezzi;
- Distribuzione più equa dei fondi Ue tra gli Stati membri, tenendo conto degli importi ricevuti e delle differenze, ad esempio, di costi di produzione o di potere d’acquisto;
- Un nuovo metodo europeo per calcolare i pagamenti diretti al fine di eliminare gradualmente i “criteri storici”;
- Metodi più efficaci per garantire che il sostegno finanziario sia destinato davvero agli agricoltori;
- Meno denaro per le aziende più grandi, con un massimale di pagamento obbligatorio a livello Ue;
- Nessun finanziamento per l'allevamento di tori destinati alle corride (tauromachia)
- Riduzione della burocrazia per le misure obbligatorie di rinverdita per renderle più orientate ai risultati, insieme alla semplificazione delle misure volontarie.

“Sono necessari obiettivi ambiziosi per il futuro della politica agricola dell’Ue. Dobbiamo garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di cibo di qualità per i cittadini europei, un migliore sostegno ai giovani, ai nuovi agricoltori e alle loro famiglie, per aumentare la competitività degli agricoltori -ha dichiarato il relatore italiano Herbert Dorfmann- anche rendendo l’agricoltura più intelligente e innovativa e preparandola meglio alle fluttuazioni del mercato. Tuttavia, questo obiettivo potrà essere raggiunto solo se in futuro la Pac resterà veramente comune e ben finanziata. Questo è ciò per cui lotteremo nella prossima riforma della Pac”.

La risoluzione non vincolante è una risposta al documento della Commissione sul futuro della Politica agricola comune e cerca di influenzare la proposta legislativa sulla riforma della Pac, che sarà presentata venerdì 1° giugno. La riforma della Pac, strettamente collegata al dibattito sul bilancio a lungo termine, dovrà essere approvata da Parlamento e Consiglio tramite la procedura di co-decisione.

mercoledì 30 maggio 2018

FOGLIE TV - 20^ edizione Grappolo d'Argento: fra i premiati la G.ED.A. c...



La cerimonia di premiazione della 20^ edizione del Grappolo d'Argento, premio istituito dal comune di Rutigliano nel 1999 per promuovere e valorizzare l'uva da tavola quale prodotto di eccellenza del sud est barese, ha visto fra i premiati la G.ED.A. che, si legge nelle motivazioni, con i suoi  mezzi di comunicazione multimediali, Foglie e FoglieTV, da anni "accompagna", promuove e valorizza in un contesto regionale e nazionale il comparto dell'uva da tavola e le iniziative ed innovazioni legate ad esso.   Il Grappolo d'Argento 2018 è stato vinto dall'azienda Carton Pack, “competenza globale nell’imballaggio alimentare”.

Il veleno nascosto nella terra


Insieme all’acqua e all’aria, il suolo è essenziale per l’esistenza delle specie presenti sul pianeta, svolgendo un ruolo centrale in quello che definiamo ecosistema. Organismo complesso e fragile, alla stregua di tutti gli altri essere viventi, nasce, si evolve in tempi molto lunghi, si trasforma e, con più facilità di quanto possiamo erroneamente pensare, si ammala talvolta mortalmente.

Come per gli esseri umani, i sintomi di queste malattie non sono sempre visibili: è così nel caso dell’inquinamento del suolo, un problema estremamente serio che per troppo tempo è stato sottovalutato, ignorato e non affrontato. Un problema che coinvolge tutti: un suolo degradato mette infatti a serio rischio la nostra sicurezza alimentare ripercuotendosi su aria, acqua e ovviamente cibo.

La FAO, nel suo ultimo rapporto rilasciato la scorsa settimana (Soil Pollution: A Hidden Reality), ha lanciato un allarme chiaro. L’inquinamento del suolo rappresenta una minaccia sempre più preoccupante anche per la mancanza di informazioni adeguate: l’ultima ed anche unica stima fatta a livello globale sull’inquinamento del suolo risale agli anni ‘90.

All’epoca si contarono 22 miliardi di ettari inquinati, un numero già allora impressionante che secondo le proiezioni della FAO non può che essere cresciuto, anche a ritmo sostenuto. Non solo, ma un’inversione del trend non sembra all’orizzonte, almeno nel breve periodo: le cause di questo disastro, infatti, sono legate a tutte quelle attività antropiche che sono proprie del sistema economico in cui siamo immersi e che sono ormai entrate a pieno titolo a far parte delle abitudini quotidiane di ognuno di noi.

Dall’eccessiva produzione di rifiuti domestici, urbani e zootecnici al massiccio impiego di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura; dall’estrazione mineraria alla fusione e produzione di materiali derivati dal petrolio fino all’utilizzo di plastica “usa e getta” che viene troppo spesso dispersa nell’ambiente; dalle emissioni generate dai trasporti fino ai rifiuti elettronici: tutti fattori che contribuiscono all’aggravarsi del problema.

La produzione dell’industria chimica è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni e aumenterà annualmente del 3,4% fino al 2030; la produzione globale di rifiuti solidi urbani aumenterà di 2,2 miliardi di tonnellate l’anno; circa 110 milioni di mine inesplose sono sparse nel mondo rilasciando metalli pesanti (quando non facendo feriti o morti) e l’industria bellica non sembra volersi fermare: la situazione è decisamente allarmante, nella sostanza stiamo giocando con il fuoco.

Il suolo è infatti una risorsa limitata non rinnovabile che gioca un ruolo cruciale per la nostra sopravvivenza. Dal suo stato di salute dipende la biomassa vegetale su cui si sostiene tutta la catena alimentare.

È nel suolo che i semi trovano la loro culla e che le piante trovano gli elementi nutrizionali necessari alla loro crescita e sviluppo. Ci domandiamo spesso come poter nutrire il pianeta senza capire che la condicio sine qua non per farlo è nutrire prima di tutto l’humus, la risorsa naturale senza la quale il genere umano non potrebbe alimentarsi.

C’è bisogno di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini e di più ricerca a livello istituzionale: lo studio della FAO è sicuramente un primo passo per tentare di capire meglio la questione e formulare soluzioni globali e sistemiche per limitare i danni, ma sappiamo bene che le azioni legislative spettano poi ai singoli governi.
Basti pensare a questo proposito che al momento il suolo non è soggetto a norme coerenti nei Paesi dell’Unione Europea e che le politiche comunitarie esistenti in altri settori non sono sufficienti a garantire un adeguato livello di protezione per tutti i suoli in Europa. Urge un cambio di marcia deciso e determinato.

L’approccio produttivista applicato anche al settore agricolo e la conseguente riduzione del cibo a mera commodity ha portato a non considerare più la terra come bene comune ma come semplice input di un processo industriale. È una contraddizione in termini: al posto di ringraziare la nostra nutrice, la avveleniamo, mettendo a rischio la sua vita e, di conseguenza, la nostra.



Carlo Petrini

da La Repubblica del 23 maggio 2018